Palazzo Vescovile - RETE CIVICA DEL COMUNE DI BOVOLONE

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MUNICIPIO BOVOLONE

 

Parco del palazzo

Vista laterale

Vista aerea

 

 

PALAZZO VESCOVILE - SEC. XII - XVII

Il Vescovo di Verona vantava possedimenti fondiari già nel IX Secolo. Ne è prova il documento "Pagina Firmitatis" redatto nell'anno 813. Inoltre il possesso è confermato dal "Privilegium" che Eugenio III rilasciò al vescovo Tebaldo l'11 maggio 1145 dove tra gli altri possedimenti è citata anche "Plebem Bodoloni cum cappellis, decimis et curte ed altri documenti di Federico I nel 1145 e nel 1185.
E' probabile che il Vescovo avesse anche la sua residenza in quell'epoca, ma si ha solo la certezza dell'esistenza del palazzo nella descrizione contenuta nella "legittimazione" del 1540.
L'appartenenza del palazzo al Vescovato pare fosse già acquisita nel 1460, quando il Vescovo Ermolao Barbaro procedette al restauro ed alla ristrutturazione di gran parte degli edifici vescovili, perché un portale in marmo di Verona di forme gotiche tutt'ora conservato all'interno dell'edificio, è simile ad altri che si trovano nel palazzo Vescovile di Monteforte, ristrutturato dal Barbaro in quell'anno. Inoltre, anche la rappresentazione che ne dà Panfilo Piazzola nel 1570 fa pensare che l'imponente complesso possa coincidere con la "Casa Merlata" citata nel 1279 dal notaio della Curia Vescovile Bongiovanni che lesse davanti ad essa una condanna contro alcuni rissosi.

Questa "Corte Castello" era il centro nevralgico di tutta l'organizzazione preposta alla gestione del patrimonio vescovile (3062 campi dei quali 460 in gestione diretta). Qui confluivano e venivano conservati tutti i prodotti agricoli, frumento, cereali minori, uva e fieno derivanti dalle decime, censi e livelli e dalla gestione diretta dei numerosi campi.

Nel 1669 il Vescovo Sebastiano Pisani per superare le difficoltà nella gestione economica del feudo affittò tutte le possessioni ed il palazzo tenendosi per sé in un contratto del 1679 parte delle camere per suo uso.

Nel 1738 il Vescovo Giovanni Bragadino ritornò alla gestione diretta delle fonti di reddito bovolonesi, e riorganizzò la raccolta dei censi nel palazzo e promosse una nuova legittimazione, che si concluse nel 1750 e da cui risulta che i campi si erano ridotti a 1759. Contemporaneamente riorganizzò secondo le antiche consuetudini la corte del vescovato, che aveva una superficie complessiva di campi 17,5 e comprendeva oltre alle "Fabbriche dominicali e rusticali" il Brolo, l'orto, la cortesella, la caneva, terra prativa, l'ara di sopra e l'ara di sotto per suddividere i prodotti. Nell'ara di sotto quelli interamente appartenenti al vescovato e nell'ara di sopra quelli che andavano divisi con i compatroni.

Tale distribuzione rimase inalterata fino alla fine del secolo quando il Vescovo Giovanni Andrea Avogadro (1790/1805) volle radicalmente ristrutturare l'antica dimora. Caddero così le torri ed i merli e venne edificato l'imponente portale di accesso prospicente la strada per Salizzole.
Furono poste due statue grottesche. Una sostenente l'Arena di Verona, l'altra un'otre a simboleggiare il connubio tra la città e la fertile terra bovolonese. Il secolare Colombaron e la vecchia palazzina vennero inglobati in un nuovo edificio più alto e più lungo del precedente ma della stessa profondità. La facciata è di bell'effetto prospettico, è ammirevole per purezza di linee e maestà d'insieme.
Nelle lesene centrali vengono riprodotte le insegne episcopali, la Mitria ed il Pastorale. Sul tetto vennero posti una balaustra e otto obelischi in pietra che conferiscono un ulteriore slancio all'edificio.
Furono conservati la barchessa prospiciente Via Vescovado, il portuale bugnato cinquecentesco che consente l'accesso al cortile posteriore, già ara di sopra, il rustico e la sottostante caneva (ora sede del percorso tra gli Stili del mobile dal XIV al XX sec.)con volti a crociera in cotto, accessibile attraverso due imponenti portali in pietra di forme manieristiche. La nuova "casa di villeggiatura" di eleganti forme neoclassiche rimase di proprietà del vescovato di Verona fino al 1862 con i 208 campi del Bosco di Sopra.
Nonostante l'antico Brolo negli anni '60 sia stato in parte lottizzato ed in parte trasformato in piazza, e malgrado la pesante riconversione interna, che delle antiche strutture ha conservato solo gli scaloni con balaustre barocche, il palazzo dei vescovi si erge ancora maestoso a ricordare la loro millenaria presenza a Bovolone.
Il palazzo è ora sede del Municipio e della Biblioteca Civica e si trova in Piazza Scipioni n.1

 

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